mercoledì 30 aprile 2008

Omelia a cura di Mons. Vincenzo Paglia

Gesù sembra non voler terminare di parlare ai discepoli. Siamo ormai al termine della cena e dice: "Ancora molte cose ho da dirvi, ma non potete portarne il peso, per ora". Non c'è rimprovero in queste parole. Del resto li aveva scelti personalmente e ne conosceva bene i limiti. E quella sera non lo nasconde: li ritiene ancora incapaci di portare il peso del Vangelo. Gesù però non ha bisogno di sapienti, non è in cerca di potenti e di forti a cui affidare la sua missione. Anzi, sembra fare il contrario. La sua parola, infatti, non è una dottrina alta o un'ideologia complessa che solo pochi sono in grado di comprendere e di approfondire. La sua "dottrina" è un'energia che riempie il cuore e trasforma la vita, e che tutti possono accogliere e vivere. È chiesto soltanto di lasciarla operare, di non frenarla. Il Signore ha parlato loro dell'odio del mondo e delle persecuzioni che avrebbero dovuto subire: "Poiché vi ho detto questo - continua Gesù - la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è meglio per voi che io parta; perché, se non parto, il Paraclito non verrà a voi. Se invece me ne vado, lo manderò a voi". Gesù non abbandona quelle persone alla loro incapacità; invierà lo Spirito Santo perché le sostenga, le consoli, le conforti, le custodisca e le illumini. È lo Spirito che rende vive e operanti le parole evangeliche.

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