martedì 29 aprile 2008

Omelia dell'eremo di San Biagio

La liturgia, oggi, ci propone la grande figura di santa Caterina da Siena. Una giovane donna vissuta in un'epoca piuttosto turbolenta. Sì, era "mezzanotte" per un'umanità che aveva smarrito la via del vangelo. Eppure, nelle tenebre che avvolgevano la società e penetravano la stessa Chiesa, c'erano uomini e donne che vegliavano con le lampade accese. Le ombre persistenti non erano riuscite a spegnere in loro la certezza della Luce. Vivevano immersi nell'"ora" di Cristo, un'ora di morte-vita, che ormai attraversa la storia con il suo decisivo trionfo. Per questo la mezzanotte non li trova appesantiti dal sonno e il grido gioioso li fa balzare in piedi, pronti ad "uscire", nel cuore della notte, incontro allo Sposo. Sì, il vangelo non invita ad un'attesa sonnolenta, segnata da calcoli prudenziali e da inconsistenti paure. Lo Sposo lo si incontra nel vivo delle situazioni, là dove la notte tende a protrarsi. Il cristiano non può essere un rintanato, che vive il più possibile lontano dalla mischia in un intimistico a tu per tu con Dio. Proprio perché figlio della luce è chiamato a immettersi nella notte, tenendo ben alta la lampada accesa, continuamente alimentata dalla preghiera. "Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo" ci ricorda il Concilio. È la notte che dobbiamo condividere con tutti gli uomini, impegnandoci con loro perché presto si annunci l'alba di un nuovo giorno, di cui i nostri occhi hanno già contemplato lo splendore nel volto del Risorto.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi lascerò scuotere dall'esempio di S.Caterina. Una donna (la donna allora non contava nulla) per di più giovane e illetterata che si fa mediatrice di pace presso i potenti di allora e presso lo stesso Pontefice. Anche oggi il mondo ha estremo bisogno di pace. Io cosa faccio?

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