martedì 19 giugno 2007

Ricentrare tutto sul nazareno

Tratto da "l'avvenire" di Geninazzi L.

Papa Ratzinger rilancia lo spirito d'Assisi. Lo fa da quella piazza della Basilica Inferiore dove Giovanni Paolo II aveva invocato la pace insieme ai leader religiosi di tutto il mondo. «Tacciano le armi, cessino i conflitti che insanguinano la Terra!», è l'appello «pressante e accorato» di Benedetto XVI che riecheggia quello elevato dal suo predecessore nel gennaio del 2002: «Mai più guerra, mai più violenza, mai più terrorismo!».
Ad Assisi domenica mattina ci è sembrato di percepire non solo una continuità spirituale ma una sorta di sovrapposizione fisica tra la figura di Benedetto XVI e quella di Giovanni Paolo II. Lo stesso grido di condanna, lo stesso sentimento d'angoscia per tutti coloro che piangono, soffrono e muoiono a causa delle guerre, la stessa drammatica supplica ad ascoltare le ragioni dell'altro. Perché, oggi più di ieri, tutto s'aggroviglia in una micidiale spirale di violenza e dall'Iraq alla Palestina, passando attraverso il Libano, la guerra civile rischia di dilagare in tutto il Medio Oriente.
«Per mettere fine a tanto dolore e ridare vita e dignità a persone, istituzioni e popoli» ecco dunque l'urgente necessità di «un dialogo responsabile e sincero, sostenuto dal generoso sostegno della comunità internazionale». La Santa Sede non si stanca di riproporre quella «soluzione negoziata e regionale» di cui il Papa ha parlato ultimamente nel suo incontro con Bush e che sembra essere l'unica strada politicamente sensata dopo il fallimento delle strategie unilaterali e dei colpi di mano.
Benedetto XVI ha voluto esplicitamente rilanciare «l'icona di Assisi come città del dialogo e della pace». Ma lo ha fatto in un'occasione tutta particolare, nell'ottavo centenario della conversione di San Francesco, proprio per sottolineare che senza quell'evento non potrebbe esistere lo Spirito di Assisi. Se vogliamo capire fino in fondo la grandiosità del Poverello non possiamo farlo in base al suo amore per la pace e per la natura. «Francesco è un ve ro maestro in queste cose ma lo è a partire da Cristo», nota il Papa che denuncia l'uso improprio dello Spirito di Assisi per diffondere ecologismi e pacifismi di vario tipo.
Nello stile chiaro e diretto, tipico del pontificato ratzingeriano, ci viene detto che «Francesco subisce una sorta di mutilazione quando lo si tira in gioco come testimone di valori pur importanti ma dimenticando che il cuore della sua vita è la scelta di Cristo». In questo modo l'anelito alla pace trova il suo fondamento essenziale nella conversione. «Non una conversione per così dire sociale ma una vera esperienza religiosa». Per questo il messaggio di San Francesco risulta tanto attuale e sconvolgente: ci ricorda che per essere davvero «uomo per gli altri» bisogna essere «un uomo di Dio». C'è bisogno di una simile testimonianza soprattutto in Terra Santa, dove San Francesco si recò nel bel mezzo di un feroce scontro di civiltà per incontrare il sultano, il nemico per eccellenza del mondo cristiano, e invitare tutti alla fratellanza. Oggi negli stessi Luoghi Santi c'è purtroppo chi usa il nome di Dio come una clava, incitando all'odio ed alla violenza. La pace ha bisogno della conversione.
Messaggio duro per i fanatici e gli integralisti che credono solo in se stessi. Ma è questo lo «Spirito di Assisi», rilanciato da Papa Ratzinger nel segno di San Francesco ed in continuità con l'intuizione profetica di Wojtyla.

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